lunedì 1 luglio 2019



TRA MERIDIANI E PARALLELI: IL MONUMENTO DI TERMOLI

di Luigi Murolo

 

Il monumento di Termoli
Intriga potere vedere tracciato sulla terra il segno visibile del punto immaginario che scandisce il tempo orario quotidiano dell’ex-sistere contemporaneo nell’Europa centro-occidentale (è il l’arco centrale della zona [UTC+1] compresa tra 7,5° E e 22,5° E che definisce la prima ora legale). Intriga il pensiero di poter trovare a pochi passi da noi, nella continua mutevolezza del piano sabbioso, la traccia concreta di quel punto di incontro tra meridiano e parallelo che la comunità scientifica ottocentesca ha riconosciuto essere il primo fuso orario dopo il meridiano zero di Greenwich. Singolare, insomma, poter osservare gli effetti di quella Conferenza internazionale dei meridiani tenuta a Washington nel 1884 che avrebbero trovato applicazione in Italia solo a partire dal 1° novembre 1893. In effetti, suddividere i gradi dei meridiani (360) per le ore di una giornata (24) fissa in 15° gradi lo standard per la definizione di un fuso. Sicché il primo fuso che si sarebbe riscontrato a est di Greenwich poteva essere solo il 15° meridiano che, attraversando Termoli, si ricongiunge all’Etna – il cosiddetto Termoli-Etna – (quello di Vasto, al contrario, è posto sulla long. 14°42’30” E). Come si può capire, parlo sempre del medesimo meridiano che, nella località di Rio Vivo, incrocia il 42° parallelo. Quello stesso parallelo dove è allineata Chicago e che, nella cultura nordamericana, è stato definito, «una linea mitica sulle mappe che taglia attraverso il cuore degli Stati Uniti». Vale a dire, un suggestivo richiamo al medesimo locus letterario che John Dos Passos aveva utilizzato per titolare l’omonimo suo romanzo sull’America del proibizionismo. Ricordo di aver letto il libro sul finire degli anni Sessanta, dopo aver seguito nel circolo del cinema della mia città un ciclo di film su Charlie Chaplin e sui tempi moderni. E una frase che mi aveva fortemente colpito (e in cui mi riconoscevo) recitava pressappoco in questi termini: «volevo essere a casa ma non avevo casa».
Il segno del meridiano Termoli-Etna
 

In effetti, nel magico titolo di Dos Passos, c’era tutto il senso dello spaesamento di un ragazzo alla ricerca di un qualcosa che non riusciva a afferrare. Un segno immaginario che fissava il proprio orizzonte di riferimento in un dove di cui ignorava la via. Ma quel diciottenne non avrebbe mai pensato di poterlo trovare, molto più avanti negli anni, visibile nelle vicinanze della città in cui abitava e in cui avrebbe continuato a abitare.

In ogni caso, di là dall’evocazione di suggestioni personali, il monumento eretto sulla spiaggia di Termoli va ben oltre la sua denominazione allusiva: «Il Sogno». È «Il Sogno» dell’A.G.I.T., (Associazione Geometri Italiani Topografi) che ha voluto realizzare sulla Terra il punto di incontro tra spazio e tempo, il qui e l’ora, l’hic et nunc, il «confine» che determina l’UTC, vale a dire il Tempo Coordinato Universale dell’Europa centro-occidentale che, in un punto dello spazio terrestre ben definito, regola il tempo civile di tutte le attività umane che si svolgono sul nostro pianeta.

Il segno del 42° parallelo
In buona sostanza, dal 5 aprile 2014, un’installazione realizzata in pietra lunare di m 7 d’altezza x m 4 di larghezza che sembra dare corporeità a ciò che Kant aveva chiamato forme dell’intuizione sensibile (spazio e tempo, per l’appunto), vale a dire le strutture apriori del soggetto che, nelle intuizioni dei dati sensibili, pongono le condizioni di conoscenza dell’oggetto. Vale a dire, il limite del conoscere postulato dalla ragione. Ma c’è di più. L’idea di confine che si realizza nel monumento termolese ha qualcosa di straordinariamente interessante che richiama alla memoria ciò che Heidegger ha espresso nel colloquio di Darmstadt del 1951 dal titolo Costruire, abitare, pensare: «Un confine non è quello che mette fine, ma come già intendevano i Greci, il confine è il dove del principio della presenza di una cosa». Già il principio dello spazio-tempo di Termoli comincia ad avere un dove, la presenza, nel momento in cui la sua traccia è fissata sulla Terra. Così come tutto ciò che esiste si definisce in base ai limiti che delineano una forma. Il monumento di Termoli è la forma dell’UTC+1 che lo rende intellegibile agli abitatori del tempo in uno spazio. E come tutte le idee, cominciano a sussistere nel momento in cui sono viste.

Ma riusciremo mai, noi contemporanei, a comprendere il senso di questa cosa? Per quanto mi par di capire, la domanda non ha risposta.

 

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